lunedì 26 settembre 2011

lunedì 26

è possibile ripartire dai propri errori?
è possibile guardare in faccia la propria rabbia e semplicemente alzare in alto le braccia, arrendersi?
Ricominciare.
Accendere la musica, all'indomani di un weekend faticoso, e provare a respirare.

mercoledì 25 maggio 2011

slow food

Ci sono famiglie in cui quello dei pasti è un momento di gioia e condivisione, famiglie in cui si ringrazia la mamma per il cibo messo in tavola e le si fanno i complimenti per come cuoce i fagiolini o stufa gli spinaci.
Famiglie in cui può capitarti di sentir dire:
-questo risotto alle erbe selvatiche è buonissimo, mamma, che tipo di riso integrale hai usato?
Poi ci sono i Calzelunghe.
-Cos'è questa cosa verde che galleggia nella brodaglia?
-basilico, Boy, basilico.
-dici sempre basilico perchè sai che mi piace il pesto, ma poi sono spinaci, o piselli o...Girl come si chiamano quelle verdure puzzolenti che voleva farci mangiare a Natale
-broccoli, behah!!! Che schifo, puzzavano....
-i broccoli sono buonissimi e fanno benissimo...forza smettete di tormentare vostra madre
-se sono tanto buoni perchè cerchi sempre una scusa per non mangiarli, i tuoi amatissimi broccoli....
-non dite sciocchezze, papà adora i broccoli, vero?
Colpi di tosse nervosa, interlocutori sorsi d'acqua
-respira, papà, respira-
-scusate, stavo soffocando...
-Sì certo. Guarda che lo sappiamo tutti che fai così per non mangiare la minestra
-Già, come quella volta che ti sei fatto venire la sudarella e dicevi che sentivi il cuore nella gola e sei andato a farti misurare la pressione ma lo sappiamo tutti che sei uscito a mangiarti un panino con il wurstel
-sì, il cot dog... la mamma ha trovato tutta la maionese sulla maglietta...
-non era maionese, era senape..
-no, era maionese
-no, era senape
-mamma era senape o maionese
Silenzio
-rispondi mamma cos'era?
-era basilico
??????
Ci sono mamme, in giro, desiderose di essere adottate.

lunedì 23 maggio 2011

mess

-mamma Gulli non mi ama più, Gaia dice che adesso è innamorato di lei...
-davvero?
-Sì, Gaia è sicura, le ha anche regalato un cuore con scritto "gaia"...
-povera girl, e a te dispiace
-un pò. Gulli è simpatico, voglio dire, per essere un maschio...
-magari Gaia si è sbagliata...
-no...era la scrittura di Gulli, ha anche fatto un errore: ha scritto Gaia con la minuscola....
-beh, per fortuna non l'ha scritto con la gl
-no, ha solo dimenticato una maiuscola..
-gli è andata bene! Alcuni prof delle medie si arrabbiano parecchio per un errore di ortografia
-si, va beh, ma noi siamo alle elementari
-il fatto è che non leggete abbastanza...state sempre lì a perdere tempo con questo e con quello, ma un libro vero mai
-ma se ho appena terminato il diario di una schiappa
-ecco appunto, parlavo di libri, non di schiappe
-mamma che c'entrano i libri con l'amore
-c'entrano, c'entrano e se leggeste di più lo sapreste e non fareste stupidi errori di ortografia...
-mamma ma io leggo e la mia ortografia è ok
-libri girl, libri veri
-ok, ok. Ma che ti prende?
-niente, niente...vuoi un pò di mela grattuggiata
-?????
Quando si hanno tre figli con età che vanno dall'asilo nido alla prima media non è sempre facile ricordarsi qual'è quello da nutrire, quello da spronare o quello da confortare.
Peggio, visto che poi tutti vanno nutriti, spronati e confortati il vero problema e ricordarsi come.
Così può capitare di incontrare un bimbo calzelunghe di undici anni infagottato dentro un pannolino bianco e con il pollice ficcato in bocca, una bimba di otto anni dotata di chiavi di casa e biberon rosa ed una neonata di quattordici mesi con zaino eastpack in spalla.
Calzelunghemom fa quello che può.
Ma a volte non è abbastanza!

martedì 17 maggio 2011

risvegli

Era stato un lungo inverno.
Erano accadute tante cose.
Calzelunghemom si era alzata ogni mattina ed era andata a dormire ogni sera con la convinzione che bisognasse tenere e tenere e tenere.
Ed aveva tenuto.
Lentamente il freddo aveva allentato la stretta ed erano arrivati i primi caldi, umidi, soffocanti, quasi estivi.
Il mondo, là fuori, raccontava spesso storie tristi che Calzelunghemom non aveva voglia di ascoltare, storie di violenza, di catastrofi, di umana follia.
Andarsene, nascondersi, trovare un luogo dove poter abolire tutto, dove fare pratica di altri modi e altri spazi di vita.
Fuggire.
La scuola media di Boy si era rivelata, in larga misura, un luogo dove disimparare quasi tutto: studia da questa pagina a quest'altra, cancella le parole che non mi piaciono, non pensare senza chiedere il permesso, non entusiasmarti senza essere autorizzato, non fare domande inopportune, adeguati, attieniti, conformati.
E da bravo ragazzo Boy si era adeguato.
Ogni tanto, durante i lunghi pomeriggi invernali, seduto difronte al suo libro, un guizzo nel suo sguardo tradiva la sua vera natura piratesca: l'ammrazione per Ulisse, la compassione per Priamo e lo stupore difronte ad Achille che preferiva una vita breve e gloriosa al dono divino dell'immortalità....ma erano emozioni rubate all'imperativo assoluto dell'attenersi a quanto richiesto.
Girl, improvvisamente, non era più la piccolina di casa.
Scalzata via dalle urla tenaci di Bebè che reclamava per sè tonnellate di attenzioni, si aggirava raminga per i vasti territori dei nuovi equilibri familiari alla ricerca di un luogo nuovo a cui appartenere.
Calzelunghemom lo vedeva, lo sentiva, in qualche modo viaggiava insieme a lei.
-Dovrei trovare il modo di guidarla- dicevava sè stessa qualche attimo prima di essere risucchiata dall'ennesimo compito in classe di boy, abbraccio di Bebè, telefonata di Papà, improvviso cedimento al sonno....
Bebè cresceva, camminava, parlottava, modulava con mille sfumature la parola mamma, mangiava pezzetini di focaccia, faceva ciao con la manina, dedicava a Calzelunghemom sguardi innamorati da capogiro e poi ciucciava, ciucciava e ciucciava....
L'aspettativa post partum cominciava a scarseggiare, Calzelunghemom si era imbarcata in un faticoso tentativo di progressivo rientro al lavoro, e questo aveva reso tutto più stancante, doloroso, faticoso.
Bebè frequentava due mattine la settimana l'asilo, la terza mattina stava con la nonna...
Il tempo sembrava non bastare mai.
La casa sembrava dotata di vita propria: il disordine non viaggiava più da una stanza all'altra, il disordine era ovunque!
Che cosa c'è per cena?
Non mi piacciono gli spaghetti!
Mamma dov'è la mia maglietta rossa?
-dove diavolo sono andata a finire?- si chiedeva ogni tanto Calzelunghemom guardandosi allo specchio, ma prima di riuscire a rispondersi stava già occupandosi di qualcos'altro.
Poi un mattino.
Un mattino dei soliti, con le tazze sul tavolo, il latte fuori dal frigo, i pigiami sul pavimento.
Un mattino di accompagnamenti vorticosi e ritardi sul cartellino.
Un mattino di sole e di aria e di cieli azzurri sorpresi fra le case.
Un mattino di primavera.
-LA MIA VITA MI APPARTIENE- si era detta Calzelunghemom camminando svelta verso l'ennesima cosa da fare.
-ho quarant'anni e questa è la mia vita! Al timone ci sono proprio io e anche se la rotta è spesso nebulosa a me piace il viaggio che sto facendo.-

giovedì 16 dicembre 2010

Maria Montessori: le ragazze salvano il mondo.

Sempre più spesso, nelle sue scorribande virtuali, Calzelunghemom si imbatte in blog e siti che fanno riferimento al lavoro di Maria Montessori, e questo la riempie di gioia perchè ha sempre avuto un debole per quella ragazza!
Come non averlo...
Studentessa non proprio brillante agli albori, Maria vive a cavallo tra 1800 e tutta la prima metà del 1900 e si muove seguendo il proprio istinto.
Rifiuta i progetti che i genitori avevano fatto per lei e con passione si lancia incontro ai propri interessi.
Muovendosi per tentativi, arriva in fondo a vie che si aprono su nuove strade, senza timore di mettersi in gioco, costruendo un pensiero organizzato a partire da una moltitudine di esperienze...un percorso che è già il suo metodo: la libertà che da sola genera la disciplina, la creatività che da vita al pensiero.
Come non amarla!
Quando pensa a lei Calzelunghemom pensa soprattutto a questo, al suo lato punk, anarchico, ribelle, che non è però fine a se stesso, che non è affatto un fine, ma uno strumento di conoscenza, di pensiero, di riflessione sulla realtà.
Eppure quando parliamo di Maria Montessori tutti abbiamo in mente i lettini dell'ikea, i tavolini di alcuni, illuminatissimi, asili, le seggioline colorate, i giochini didattici.
Rigidamente, talvolta, parliamo del suo metodo e qui si sprecano gli aspetti proiettivi che mettono in contrapposizione il bambino buono con l'adulto ormai corrotto, come se si trattasse di universi separati.
Capita di leggere di persone che, sviluppando funambolici parallelismi, chiedono di pensare a come ci si sentirebbe mettendosi al posto dei propri figli, come se fra noi e i nostri figli ci fossero muri da superare e non cordoni ombellicali da mentenere vitali, come se realmente questa fosse un'operazione che è possibile compiere intellettualmente invece di viverla con la pancia, tutti i giorni.
Maria Montessori è stata una gran donna.
Ha avuto l'intelligenza di interrogarsi continuamente su ciò che faceva, ha saputo vedere ciò che non le piaceva del mondo in cui viveva è ha avuto il coraggio di lavorare per trasformarlo.
Poi sono passati gli anni.
Viviamo in una società che, del mettere il bambino al centro (ma al centro di cosa? Il entro non mi sembra un gran posto per un bambino, io i miei bambini li voglio accanto, difronte, in braccio, non al centro...), ha fatto un affare pazzesco.
Le famiglie, oggi, sono spesso centrate sul bambino e più o meno consapevolmente si desidera che lui sia estroso, creativo, brillante, originale: un mucchio di roba insomma!
Calzelunghemom ne conosce a decine, piccole pesti impertinenti che dormono in simpatiche brandine (riordinate al mattino dalle tate) e hanno sempre la prenotazione pronta per ogni tipo di laboratorio o altra attività altamente formante.
Maria Montessori era una donna libera, una pensatrice, una combattente.
Una che ci metteva del proprio, che non se ne stava.
I lettini, le ciotoline, le seggioline erano solo mezzi. Erano il suo modo di mettersi accanto al bambino. Non erano il fine del suo pensiero.
Perchè il fine è educare alla libertà, al pensiero divergente, all'autodeterminazione.
Costruire un mondo migliore.
Questo Calzelunghemom vuole insegnare ai suoi figli.

mercoledì 15 dicembre 2010

non è mai troppo tardi

Ci sono giorni in cui ogni più piccola parte di Calzelunghemom è tesa nello sforzo di cambiare.
Cambiare cosa? Si chiede lei, nel tentativo di dare un nome alle emozioni che le si agitano dentro.
Cambiare tutto. E' la sola risposta che si sente di dare a se stessa.
Eppure la maggior parte delle cose non le cambierebbe.
Cambierebbe se stessa, quello sì.
Quand'era ragazzina prendeva carta e penna e scriveva:
Ora basta, da oggi....e arrivata in fondo le sembrava di essere già una persona migliore.
Ora che è diventata adulta per lo più parla con sè stessa, ma ogni tanto ancora scrive.
Non è mai troppo tardi:
per smettere di essere arrabbiati
per provare ad essere gentili
per dare ad ogni cosa il giusto peso
per non sentirsi invasi dalle paure
per smettere di urlare
per smettere di pensare che gli altri ci abbiano rovinato la vita
per imparare a mettere qualche confine
per imparare a tenere alcune cose solo per sè
per credere nelle cose che si fanno
per credere in sè stessi
Da ora, da subito.

martedì 9 novembre 2010

ghost worker

Mi alzo alle sette, sveglio i bambini, sveglio il marito, preparo la colazione, regolo l'elastico dei jeans di Boy (ma dove ve a finire tutto quel cibo?), insisto perchè si metta la felpa pulita, ti sei ricordato lo zaino? Aiuto papà Calzelunghe a cercare gli occhiali (li perde apposta, è chiaro, per costringermi a cercarli...), sempre dondolando, mantre tengo una neonata sul fianco.
Poi padre e figlio escono, e io mi dedico alle bambine di casa, così allatto bebè mentre girl si prepara, poi mi preparo anche io (circa cinque secondi a disposizione, mentre girl intrattiene la piccola urlatrice), quindi preparo Bebè, la metto nella fascia, pettino Girl
-oggi facciamo le treccine mammma?-
-abbiamo preso tutto, niente da firmare, niente da comprare, inglese è domani, giusto?-
Siamo per le scale, una mamma con neonato e una bambina con le trecce.
Dieci minuti di cammino a passo sostenuto, attraverso vicoli e stradine mattonate, che da brava ragazza di periferia mi sorprendo sempre ritrovandomi nel cuore di questa città appena sveglia.
Eccoci di fronte alla scuola, appena in tempo per l'appuntamento con Gaia e Caterina: missione pesci rossi compiuta.
Girl e le due amiche saltellano felici, in un sacchetto la vaschetta con i pesciolini rossi che hanno deciso di regalare alla classe.
Saluto Girl: un bacio grande, è bello vederti così felice bambina mia.
Qualche parola con qualche altra mamma ed eccomi sulla strada del ritorno. Bebè si addormenta nella fascia a pochi metri da casa. Una volta dentro provo a metterla nel lettino. Dorme. Faccio un caffè, comincio a rifare i letti.
Bebè si sveglia, ciuccia un pochino, si riaddormenta, riprovo a metterla giù, finisco di fare i letti, piego le cose mollate lì dai miei figli, metto un pò d'ordine, preparo una lavatrice, Bebè è sveglia.
Di nuovo fuori, il tempo è bello, la porto un pò al parco dell'Acquasola che ormai è tutto un cantiere perchè stanno costruendoci sotto un parcheggio, però è un posto che mi rilassa, con i suoi colori autunnali e il suo chioschetto.
Poi, se metto Bebè a sedere sul tartan dell'area giochi, lei si guarda intorno rapita, ed è così bello guardarsi intorno attraverso i suoi occhi che sono di un colore così diverso da quello di tutti gli altri miei figli.
Sono così felice che tu ci sia, piccolina, che me ne sto li imbambolata a guardarti e mi tornano in mente vecchie parole di una canzone di Susanne Vega che faceva:
We go to the playground in the winter time....
e visto che che sono dell'umore giusto te la canto e tu ridi, continuando a guardarmi come se fossi la custode di tutti i segreti del mondo.
Poi però ti arrabbi e vuoi mangiare e così, ancora una volta, un pò furtivamente, eccoci di nuovo impegnate in questa antica danza , tu ed io, con te che ciucci e io che respiro il tuo profumo.
Pochi minuti dopo siamo alla coop e facciamo la spesa e come sempre ci carichiamo, perchè così va la vita e poi di corsa a casa che è già mezzogiorno.
A casa provo a mettere Bebè sul seggiolone, ma non vuole, sul tappeto, ma neanche...così taglio la cipolla e le zucchine ad intervalli regolari, intanto prendo e metto giù Bebè, che, è evidente, ha sonno, ma prima di farla dormire vorrei provare a darle un pò della sua minestra che è quasi pronta.
Bavaglino, cucchiaino, minestra della temperatura giusta, Bebè sempre più incazzata, riesco a farle mangiare circa un quarto di quello che c'è nel piatto, poi la cambio e l'attacco alla tetta.
Bebè dorme. Finisco di preparare il pranzo, stendo la lavatrice, metto a posto la spesa, arriva Boy
-mamma sono venuto da solo, Fede oggi non c'era-
-Bravo Boy, come è andata a scuola?
Siamo seduti a tavola e mangiamo Boy mi mostra le carte dei Pokemon che ha ricevuto in regalo dal padre di una sua compagnma di classe, appena tornato dal Giappone.
-Ti piaciono?-mi chiede
-Sono scritte in giapponese?-domando
Mi fissa come per capire se scherzo, poi mi comunica che devo guardare tutte le carte e decidere quale mi piace di più e quindi mettere le altre in ordine di apprezzamento e scusate ma devo proprio mettere e posto la cucina e Boy, caro, perchè non cominci a fare i compiti se poi devi andare a calcio?
-C'è Inglese, mamma, mi devi aiutare.
E così studio inglese, mentre metto a posto la cucina, poi studio arte, e storia, e faccio finta di capire come si fanno alcuni assurdi compiti di matematica, l'importante è saper fingere bene perchè Boy da solo se la cava alla grande..
Bebè è di nuovo sveglia, la prendo, ha fatto una cacca puzzolentissima, la lavo, già che ci sono le faccio un bagnetto, Boy accorre con la macchina fotografica
-le faccio il bagnetto tutti i giorni Boy-
-è così buffa in acqua.-
Di nuovo fuori. Io e bebè. Boy resta a casa una mezz'ora, poi va a calcio, tirandosi dietro la porta.
Davanti a scuola faccio un pò di pubbliche relazioni, accetto inviti a feste di compleanno, elargisco consigli sull'allattamento a richiesta, mostro interesse per le iniziative del comitato genitori...ecco GIRL!
Vigliaccamente mi nascondo dietro la mia adorata, trecciolutissima figlia.-
-mamma, ti abbiamo scritto un biglietto di ringraziamento
-a me?
-A te, alla mamma di Gaia e alla mamma di Caterina, per i pesci
-i pesci!
Ma è già troppo tardi, Girl è volata in piazzetta e gioca a ghiacciolo.
Altri dieci minuti di PR, poi
-Girl, dobbiamo andare a danza
Via.
Di nuovo in strada, questa volta in discesa, i vicoli, le viuzze, eccoci a scuola di danza.
Girl va a cambiarsi, Bebè rispondendo ad uno strano meccanismo interno che le permette di orientarsi meglio di un Boy Scout inizia ad urlare. Di solito quando arrivo qui le do la merenda.
Bebè ciuccia, Girl inizia la lezione.
Sospiri deliziati delle altre mamme presenti, anche se qualcuno comincia trovare un pò strano che ad otto mesi...
-davvero ciuccia ancora
-direi di si, se no che ci farebbe arpionata alla mia tetta?
Ancora fuori, approfitto per fare due passi con bebè e lanciare un occhiata al campo di calcio per vedere se Boy è arrivato. E' lì. Ok.
Torno indietro, recupero girl tutta contenta, prendo al volo un litro di latte che la mattina mi sono scordata.
Di nuovo su per le scale. Merda a Boy serviva la carta da lucido. Giù per le scale, in cartoleria. Poi tutti a casa. Ecco papà Calzelunghe, non ho idea di che giornata ha avuto, sì, beh! in effetti un idea ce l'avrei...se tornassi a lavorare anche io...
Invece per ora non torno, uso l'aspettativa e le ferie, e così mentre papà Calzelunghe si lava e si cambia e guarda le notizie e si delizia della presenza di Bebè e dei racconti pesceschi di Girl io preparo la cena, carico un'altra lavatrice, faccio fare il compito di inglese a girl, apro la porta a Boy, allatto ancora un pò bebè, aiuto Boy a prendersi la biancheria pulita, do a tutti da mangiare, riallatto Bebè, la cambio le metto il pigiama, l'allatto ancora un pò, si addormenta, la metto a letto, metto a letto i ragazzi, mi faccio raccontare la cosa più bella della giornata, do loro un bicchiere d'acqua, un bacio grande grande, spengo la luce, mi infilo a letto. Papà calzelunghe già dorme. Lui lavora. Io no, perciò accendo il computer...